Il recupero e la valorizzazione della Necropoli urbana rappresenta una ulteriore pietra miliare nel lungo percorso che ci ha condotto alla individuazione del nostro giacimento culturale, rafforzando quella presa di coscienza che fu alla base delle strategie volte alla realizzazione del Parco. Delle 64 tombe rupestri, poste lungo la Cassia, conoscevamo la struttura e la presunta origine grazie alle descrizioni di alcuni studiosi, tra i quali il Dennis (grande viaggiatore del 1845). Egli annotava scrupolosamente: si vedono tracce di decorazioni, di pilastri, di mezze colonne, di cornici scolpite, di archi in rilievo, ma la friabilità del tufo, il danno delle intemperie, la incuria degli uomini, hanno reso difficile la lettura di questi particolari. Le tombe sono di diverse dimensioni, alcune grandi, con volte basse, altre alte, alcune strette ma profonde, alcune hanno all'interno cornici semplici scolpite che circondano tutta la camera, in alcune esistono ancora i banchi di pietra a parete o scavati in essa, per accogliere le salme, in altre rimangono i piedi per l'appoggio dei sarcofagi. Tutte in cattivo stato di conservazione, egli osservava, citando un proverbio spagnolo: ''la porta aperta è una tentazione per il diavolo''. Riguardo alla loro origine il Dennis sosteneva che l'aspetto è decisamente etrusco, ma la presenza di columbaria fa pensare che una parte di questa necropoli fosse poi usata dai Romani... alcune tombe mostrano tracce di intonaco, però pensiamo che sia stato applicato in epoche posteriori...ma ciò che più ancora ci colpisce sono queste affermazioni: ''pensiamo abbiano passato molte ed alterne traversie, specialmente nei secoli turbolenti che seguirono la caduta dell'Impero, probabilmente servirono da abitazione a popolazioni semi barbare, come punto di incontro di malfattori o, come più frequentemente, furono trasformate in ricoveri per animali e i sarcofagi trasformati in abbeveratoi, mangiatoie o depositi per i più vari usi''. Più o meno in forma analoga, nel 1887, si esprime al riguardo, il nostro principale storiografo del XIX secolo: l'insuperabile Ciro Nispi Landi, al quale andrebbe dedicato un capitolo a parte. Segue nel 1908 la visita di Sante Bargellini che lascia una ampia documentazione fotografica dell'epoca. Per poi giungere allo studioso G. Duncan (1958) della British School at Rome, che propendeva per una origine romana. Era un tipo cortese ed affabile, ricordo ancora il suo aplomb anglosassone, lo conobbi personalmente in quanto era mio dirimpettaio, quando io andavo alle elementari: lo vedevo scendere le scale ogni mattina e salire sulla sua Lambretta, per poi rientrare all'imbrunire, carico di piccoli reperti, per me misteriosi. E...tanto per rimanere in tema, che dire dell'etruscologo Mario Signorelli?... si racconta che, negli anni sessanta, vagando, in piena notte, nelle tombe poste vicino al Mitreo, inveisse, urlando, contro i sutrini-profanatori, rei di aver trasformato in stalla la tomba di una principessa etrusca e di un Lucumone. Lo studioso sutrino Gen. Momo Mancinelli sosteneva che la struttura della necropoli potrebbe far supporre che etruschi e romani, praticando contemporaneamente sia l'inumazione che la cremazione, adottassero sistemi simili all'impiego delle odierne tombe di famiglia. Queste vestigia di un lontanissimo passato, stante la mole del costone, non passavano certamente inosservate, lungo la Cassia, infatti, all'apparire della loro inconfondibile sagoma, al rientro da Roma, per noi pendolari, era giunto il momento di alzarci in piedi per approssimarci alla porta di uscita dell'autobus. Ma, per quanto questa visione fosse per noi familiare, solo nella seconda metà degli anni settanta, questo costone di tufo ci apparve in una luce completamente diversa, grazie gli studi condotti dall'archeologa Chiara Morselli, affiancata dal suo compagno Arch. Ezio Mitchell. Noi giovani sutrini accogliemmo subito a braccia aperte, con sincero e generoso entusiasmo, questa coppia di intellettuali, con la quale abbiamo percorso un lungo cammino. Il lavoro di ricostruzione della topografia antica di Sutri e del suo territorio, condotto da C. Morselli, sulla base di nuove acquisizioni scaturite dalle ricognizioni dirette e sistematiche sul terreno, sfociò nel testo denominato Sutrium, Forma Italiae, VII, VII, Firenze 1980, pubblicato con il contributo del C.N.R.. L'ampia portata di questa preziosa opera ci consentì di estendere ed approfondire le nostre conoscenze finalmente su basi scientifiche, e, soprattutto, essa costituì il principale strumento conoscitivo per la Pro Loco ed il Comune, per l'avvio di interventi coordinati di tutela, salvaguardia, e valorizzazione del nostro patrimonio archeologico. Parallelamente, altrettanto prezioso fu l'apporto di Ezio Mitchell, il quale, otre ad aver assunto una serie di ancarichi prestigiosi dalla nostra Amministrazione Provinciale, curò per conto del Comune, tra i vari progetti, l'analisi del territorio sutrino ai fini dell'adeguamento del Piano Regolatore. Apprendemmo, così, insieme a tanti altri particolari, che la necropoli rappresenta l'esempio più consistente di tombe romane scavate nel tufo, nell'ambito del territorio etrusco-falisco. Le immagini raccolte introducono e completano uno spezzone girato da Dino Martini, durante un nostro intervento di ripristino del camminamento che costeggia la Necropoli urbana, condotto da alcuni volontari. Trattasi di una piccola, ma significativa testimonianza del fervore in atto in quegli anni. L'intento è quello di rendere omaggio a quanti si prodigarono per il recupero del nostro giacimento culturale, cominciando dalla spontaneità di alcuni gesti che stimolarono la sistemazione dell'intero sito, e di altri, sotto la spinta incalzante di studiosi amanti delle nostre bellezze. Il montaggio ricomprende una nostalgica introduzione storico-documentaristica, seguita da vecchie cartoline e da foto che evidenziano lo stato di degrado in cui versava l'intero sito. Per poi mostrare una sintesi dei momenti salienti della predetta spontanea operazione di ripristino del percorso di visita, fino a giungere ad alcune istantanee dei giorni nostri, raccolte durante un'escursione del nostro Archeo Club Rasenna presso la stessa Necropoli, finalmente resa pienamente fruibile. Il tutto, nella speranza di far rivivere uno dei tanti episodi dai quali scaturirono i molteplici progressi compiuti grazie al dinamismo e l'intraprendenza di alcuni sutrini...