Un recente riordino di inedite immagini, relative alla nostra vecchia fontana finita a Miami, conduce alla fortuita scoperta di una inconsueta raffigurazione del nostro Saturno a Cavallo, oggi esiliato in Florida. La sorpresa scaturisce dall'osservazione del suo volto, che appare una volta con il viso di un putto ed un'altra con un volto estremamente giovanile: contro la classica iconografia che vuole un vecchio sovrano dall'aspetto calmo e regale in una posa agiata, un pò melanconica e meditabonda. Si tratta, quindi, di capire quale possa essere stata l'ispirazione che ha guidato il Pincellotti, scultore degli stemmi che ornano la nostra antica fontana del Barigioni ora inserita in un parco di Miami. Il dilemma viene meglio esposto nell'annesso video. Queste sculture del nostro emblema, peraltro, rifiorite, dopo il loro restauro conservativo, condotto nel parco di Vizcaya, rischiano oggi di apparire tra i più antichi e meglio conservati esemplari del nostro mitico stemma. La loro buona conservazione deriva, forse, da una opportuna collocazione nella struttura della fontana che ha impedito l'azione corrosiva dell'acqua. La villa e il parco: un vero museo privato di arti decorative europee, vennero realizzati tra il 1914 ed il 1916 dallo scapolone James Deering, vero magnate industriale produttore di famose trattrici agricole. Il nome Vizcaya deriva da una parola basca che significa posto elevato. Conservo ancora la prima guida ciclostilata, destinata ai visitatori del parco, in cui si legge che trattasi di una fontana barocca ''originariamente situata nella piazza di Bassano di Sutri''. Allorchè il mio amico di Miami fece presente l'errore, il direttore del parco ne prese atto, ma reagì in malo modo, ritenendo che si volesse intraprendere un'azione per verificare la legittimità del possesso: ma tutti sappiamo che la fontana venne regolarmete acquistata all'asta. La sorpresa, scaturita osservando questi due distinti stemmi, offre in questo contesto, lo spunto per stimolare una conseguente analisi sull'origine dei predetti inconsueti volti, e, per compiere una panoramica sulla evoluzione nei secoli della iconografia del nostro emblema civico: confermando, peraltro, la stranezza dell'opera del Pincellotti. Le immagini di questo primo capitolo sono dedicate, in particolar modo, ai nostri stemmi più antichi scolpiti in pietra. Segue, poi, nel cap.II una ulteriore rassegna sulla iconografia più recente del nostro mitico emblema; per concludersi con qualche cenno in ordine alla figura del Saturno fondatore di Sutri.
INTRODUZIONE AL MITO DI SATURNO (Cronos - Kronos)
Teogonia di Esiodo. All'origine di tutto ci sono Chaos, poi, Gea, Tartaro ed Eros. Per partenogenesi Gea genera Urano e gli altri elementi. Da Gea ed Urano nascono i Titani (Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto e KRONOS), le figlie Tèmide, REA, Tea, Tètide, e, ancora, i Ciclopi e i Centimani. Urano, per timore di usurpazione da parte dei suoi figli che Gea continua a generare, li ricaccia nel ventre della madre, impedendo loro di veder la luce. Fino a quando, Gea consegna al figlio Kronos la falce con cui evirerà il padre Urano. Da Kronos e Rea nascono Istia, Demetra, ed Era, e i maschi Ade, Enosigeo e ZEUS. Ma, vista anche l'esperienza di Urano, Kronos (Saturno) inghiotte i figli appena nascono. Rea, però, con uno stratagemma, mette al sicuro Zeus, nascondendolo nell'isola di Creta. Zeus adulto e Rea riescono a far vomitare Kronos: i figli vomitati e liberati, grati a Zeus, gli riconoscono il trono degli dei dell'Olimpo.
Culto Orfico. Mentre la teogonia esiodea è un'opera scritta, che possiamo leggere e interpretare senza grandi dubbi, la versione orfica della teogonia è ''raccontata'' da diverse fonti, tutte simili e coerenti nelle conclusioni, ma diverse in alcuni dettagli di causa-effetto. Una delle versioni, comumque coerente con le altre negli effetti, racconta che i tre elementi primordiali sono Chronos (Tempo), Aither /Etere) e Chaos. Chronos fabbrica nel seno di Aither un uovo da cui esce Phanes, il Brillante. Questi si accoppia con la Notte oscura e produce la coppia Terra e Cielo (Gea e Urano). Dall'esistenza di terra e cielo deriva l'inevitabilità (Ananke), compagna, ovviamente, di Chronos (Tempo) e regolatrice di tutti gli eventi. Con Gea e Urano le due teogonie (esiodea a orfica) finalmente si congiungono, in un unico corso, o quasi. Ma una cosa sembra certa: Chronos (Tempo) e Kronos (il titano) sono soggetti distinti, anche cronologicamente, se si vogliono mescolare ambedue le teogonie. Purtroppo, persino in ambienti colti, Chronos (Χρονος) e (Kρονος) sono stati spesso sovrapposti, anche nell'antichità. La ragione sembra l'ovvia simiglianza dei nomi, in quanto differiscono per una sola consonante, aspirata nel primo caso (Ch=X ''chi'' nell'alfabeto greco) e non aspirata nel secondo (K). Questa assimilazione è diventata quasi una regola nel Rinascimento, e quindi facilmente trascinata fino al presente. Kronos viene esiliato da Zeus nel Tartaro, nelle oscure profondità della terra; ma più tardi, secondo una diversa tradizione, torna dal tartaro, forse perdonato da Zeus, viene descritto come il buon governatore delle isole dei beati, in una specie di Età dell'Oro. In questo contesto di mitologia classica si innesta la laggenda che vede Saturno rifuggiarsi nel Lazio dove insegna la pratica dell'agricoltura, e fonda Sutri.
CRONO-SATURNO FIGURA MITICA NELLA LETTERATURA ANTICA (pag 125 Klibansky, Panofsky, Saxl)
Fin dagli inizi della fisionomia del dio Crono, una divinità venerata, a quanto sembra, già in epoca anteriore alla Grecia classica, e del cui carattere originario non sappiamo praticamente nulla, fu contradddistinta da una marcata contraddizione o ambivalenza interna. E' vero che anche le altre divinità greche appaiono quasi tutte sotto un aspetto duplice, nel senso che puniscono e premiano, distruggono e aiutano. Ma in nessuna di esse questo duplice aspetto è così esplicito e intrenseco come in Crono. La sua natura è duplice non solo nella sua azione sul mondo esterno, ma anche nel suo, diciamo personale istinto, e questa duplità è così acutamente marcata che Crono si potrebbe ben fefinire come il dio degli opposti. Gli epiteti omerici, ripetuti da Esiodo, definivano il padre dei tre sovrani del mondo, Zeus, Poseidone e Ade (come appare nell'Iliade) ''grande'' e ''di perverso consiglio''. Da un lato egli era il dio benevolo dell'agricoltura, la cui festa del raccolto era celebrata insieme dai liberi e dagli schiavi, era il sovrano della ''età dell'oro'', quando gli uomini avevano abbondanza di tutto, e l'inventore dell'agricoltura e dell'arte di costruire le città. Dall'altro era il dio cupo, detronizzato e solitario che si immaginava abitasse sotto il Tartaro; e più tardi venne ad essere realmente il dio della morte e dei morti. Da un lato era il padre degli dei e degli uomini, dall'altro il divoratore dei figli...Egli aveva castrato suo padre Urano con la stessa falce che, in mano a suo figlio, lo ripagò secondo la legge del taglione e rese il procreatore di tutte le cose sterile per sempre: una falce che preparata de Gea, fu lo strumento dell'oltraggio più orribile e allo stesso tempo lo strumento della mietitura. L'identificazione del Crono greco con Saturno, il dio romano dei campi e dei raccolti, venne a confermare la contraddizione latente senza per altro accentuarla in modo particolare. Nell'immagine complessiva dell'ibrido Crono-Saturno la fusione del dio greco con quello romano determinò un aumento dei tratti positivi grazie all'aggiunta degli attributi di custode dell'erario, di sovrintendente al sistema di calcolo mediante il peso e la misura e di inventore dell'arte di coniare moneta, e anche un aumento dei tratti negativi con l'aggiunta di quelli propri del fuggiasco braccato. Per contro, l'ambivalenza del Crono greco venne ad accentuarsi quando la concezione del dio fu collegata, e ben presto fusa, con quella della stella che tuttora è chiamata Saturno.
RINGRAZIAMENTI
A Giorgio Cieri per la collaborazione nella realizzazione della sintetica scheda sulle origini di Saturno; a Maria Brugnoli per alcuni relativi approfondimenti e per le ricerche ancora in corso sulla insolita effigie del Saturno raffigurato nella nostra vecchia fontana in Miami; a John Bennett Dobbins che, in visita a Sutri, mi fornì il primo vero servizio fotografico (1980) sulla stessa fontana, prima del suo restauro; ed ai miei figli per le più recenti immagini, scattate in più riprese, dopo il restauro, concentrate soprattutto sulle raffigurazioni del nostro Saturno. A Francesco Casini per gli approfondimenti e la divulgazione della iconografia dello stemma sutrino. La bibliografia risulta direttamente inserita nel contesto dei video che appare nel II capitolo.