Le immagini di questa semplice, e spontanea mascherata degli anni '70, seppur di qualità non eccelsa, si spera possano contribuire a diffondere e rinvigorire l'innato spirito del carnevale sutrino. Siamo nel pomeriggio del giovedì grasso, vi si riconosce perfettamente il protagonista della festa: il fantoccio che rappresenta il Re Carnevale, il cui ingresso apre i festeggiamenti. Fino a giungere alla sera del martedì grasso che si chiude con il corteo funebre del povero Checco. In piazza del Comune si accende un gran falò nel quale il fantoccio viene bruciato, mentre tutti i giovani e, non solo, intorno al rogo, girano e ballano forsennatamente, fino allo stremo delle forze, accompagnati dalla locale banda musicale (1). Infatti, come meglio ci illustra la nostra concittadina Giorgiana Tonetti, nella sua tesi di laurea, il pupazzo, simbolicamente, assumeva su di sè il male dell'intera collettività. Con la sua cremazione, quindi, si eliminava metaforicamente la presenza di Satana tra gli uomini. A pag. 186, troviamo la storia del carnevale, con spefiche evidenze che rigurdano strettamente le origini di quello sutrino. Festa ciclica a data variabile (poichè cade 40 giorni prima di Pasqua) il Carnevale, erede degli antichi Saturnali e Lupercali, si fonda su tradizioni popolari che il Medioevo arricchisce per creare un'usanza legata alla città. Il nome della festa appare per la prima volta nel XII secolo come Carnis privii (poi volgarizzato in Carnevale) legato alla ideologia dell'astensione dalle carni della Quaresima (che inizia con il mercoledi delle ceneri), a cui il carnevale si oppone con i ''giorni grassi'' che simboleggiano l'eccesso, l'esagerazione, ed il ribaltamento dei valori prima della lunga astinenza. Alla base di questo fenomeno sono l'esplosione della gioia, l'abbondanza del cibo, il rifiuto dell'ordine costituito: la festa, monopolizzata dal potere centrale, ritornava nelle mani del popolo che, attraverso la derisione, rivendicava una volta l'anno il suo diritto alla parola e alla contestazione dei principi imposti. Riscatto della classe più povera, tradizione del carnevale e leggende popolari sutrine si intrecciano in un anonimo Cantare Cavalleresco del secolo XV dedicato alla storia di Orlando Paladino, che descrive quello che poteva essere l'ingresso del Carnevale nella città di Sutri: Fu questo fatto presso al carnevale, chè in Sutri li fanciulli hanno l'usanza far una festa pomposa e reale e di far un signore, a simiglianza di qualche re o signor naturale; e in sulla piazza gli fanno una stanza con tappeti, spalliere e di bei arazzi, con signori, famigli e con ragazzi. E indovinate chi veniva eletto Re Carnevale?...si, proprio il Paladino Orlando!...Come prosegue il verso successivo: Pensando adunque chi dovessin fare, vi capitò per ventura Orlandino. Come piacque al Signor, che non ha pare, presero inverso lui tutti il cammino: cominciando in braccio alto a levare gridava tutti con dolce latino: Viva il nostro Signor franco e gagliardo! E fugli posto in mano uno stendardo...Nel video possiamo rivivere l'atmosfera dell'antico ingresso di carnevale attraverso le esibizioni di alcuni indimenticabili personaggi, sempre pronti a rispettare l'appuntamento annuale con il divertimento, dando sfogo alla loro fantasia, nel pieno rispetto di una tradizione senza tempo. Inoltre, tornando allo studio di Giorgiana Tonetti, vorrei condividere questa sua considerazione: L'investitura del piccolo Orlando, riallacciandosi alla ideologia del carnevale, rappresentava l'inversione dei ruoli e l'accantonamento, attraverso la beffa, del potere ufficiale: il quotidiano veniva trasformato in mito e si eleggeva un re: il re della baldoria. Infine, per chi volesse approndire, nella nota 75 di pag. 187, figura anche la suggestiva e dettagliata descrizione del mascheramento di Orlando riportata nell'opera di Andrea da Barberino.
(1) Vedasi pag. 15 - Sutri - CARIVIT - 1988 - E. Montaina, E. Cruciani, G. Mancinelli